La Primavera del Caffè sboccia nella Reggia di Monza
Al via sabato 23 marzo 2024 il primo dialogo filosofico promosso dal #SocialCafeVerri, in collaborazione col Bistrot Reale e la special guest Laura Giudici, dedicato alla lettura dell'equinozio. Il ritorno dell'astrologia nell'era del pensiero astratto
"E quindi entrammo a smarrirci ne l'imago piciola". O, diremmo oggi, cominciammo a stare a capo chino sullo schermo dei telefonini.
Se Dante Alighieri avesse composto la Divina Commedia ai tempi nostri, avrebbe verosimilmente aperto l'Inferno con un verso invertito e speculare rispetto a quello con cui chiuse la sua prima cantica: il ben più celebre "e quindi uscimmo a riveder le stelle" (XXXIV, 139).
Presente sin dalla locandina che, sabato 23 marzo, è stata affissa nella Reggia di Monza per invitare a una riflessione pubblica sull'equinozio di primavera, il Sommo Poeta è senza dubbio uno dei massimi conoscitori di astrologia che la letteratura abbia espresso e a cui, oggi, non pochi riderebbero in faccia. Fra questi, i tronfi discendenti di quegli illuministi che, imboccati dalle parole ambigue del conte Pietro Verri sulle pagine de "Il Caffè" (1764-1766), sono convinti che l'astrologia sia giusto un'esca per creduloni, tutt'al più un passatempo "da bar": espressione ripresa ironicamente da Laura Giudici, astrologa monzese, per introdurre la sua presentazione sull'equinozio di primavera, cui il #SocialCafeVerri ha voluto dedicare un confronto aperto negli spazi del Bistrot Reale di Monza. Decisione più provocatoria, che azzardata.
"Pare che la vanità degli uomini sia il vero principio che presso tutte le nazioni dell'universo ha accreditate le opinioni astrologiche e la influenza delle stelle su 'l fisico e sul morale d'un uomo; e certamente che non può esser discaro a quel piccolissimo vivente che chiamasi uomo l'immaginarsi che il gran pianeta Giove si prenda una seria briga del suo cervello, che Marte protegga la sua milza, Saturno il polmone, e così dicendo, che ogni parte del suo tenuissimo corpo abbia gli auspici d'una qualche stella".
Così il fondatore de "Il Caffè" commentava l'articolo a firma dell'amico Paolo Frisi, insigne matematico, astronomo e autore della brillante "Dissertazione sulla figura della Terra", dedicato al tema "Degl'influssi lunari" (foglio XXVI). Ammiratori entusiasti di Isaac Newton, gli illuministi italiani parteciparono all'opera di graduale screditamento di uno dei saperi più antichi della storia dell'uomo, imbastendo però una ben curiosa critica:
"invece di consultar la stagione e l'aria o serena od umida, invece di osservar le meteore, le quali hanno una fisica e non piciola influenza a far ben nascere e schiudere i prodotti dell'agricoltura, moltissime volte si fanno le operazioni camperecce fuori di tempo per ubbidire ai sognati influssi della Luna".
Insomma, ad essere in gioco non è tanto "la influenza su'l fisico e sul morale", ma la "facile turba" di quel che viene definita "astrologia giudiziaria". Senza un'adeguata preparazione o corretti metri di giudizio, l'osservazione di pianeti ed astri porta a gravi errori di valutazione e danni economici.
Intellettuali e uomini di scienza non osavano infatti attaccare frontalmente un sapere che, ancora nel Settecento, godeva di ampia popolarità, grazie anche alla diffusione degli almanacchi: pubblicazioni annuali ricche di suggerimenti pratici per le attività lavorative, ma destinati pure alla vita quotidiana, il cui impatto sulle persone era a tal punto forte che lo stesso Pietro Verri compose ben quattro "Gran Zoroastro" per convincere il pubblico delle proprie teorie. Non a caso, sempre nel commento all'articolo di Paolo Frisi, l'ironico conte rilanciava le sue provocazioni sostenendo che "il rimedio più naturale al disordine che questi celebri autori mantengono nella società si è che un uomo ragionevole non isdegni di scrivere egli medesimo qualche almanacco più ragionevole degli altri".
Gli illuministi della prima ora, dunque, non negavano che esistessero influenze nel mondo degli uomini, ma temevano che queste stesse influenze fossero sfruttate "per la seduzione delle cabale", per indurre cioé all'errore e raggirare. Per divulgare profezie mendaci che soggiogassero il libero giudizio e, in definitiva, la ragione dell'uomo. A saperlo bene sono stati fra l'altro inaspettati personaggi come Ronald Reagan, J.P. Morgan, Benjamin Franklin, Indira Gandhi, o ancora Charles de Gaulle e François Mitterand...tutti convinti astrologi. Ma l'elenco è tanto lungo quanto sorprendente.
Nell'ascoltare l'intervento di Laura Giudici, per la quale le "scoperte" stesse dei pianeti avvengono in esatta coincidenza con l'inverarsi nella storia della loro portata archetipico-simbolica, sorge inevitabile la domanda sul perché la religione o la politica abbiano sempre tentato di monopolizzare il sapere astrologico, vietandolo ai non addetti, o ridicolizzandolo affinché ad esso non si prestasse adeguata attenzione. Persino oggi, in cui le "trasformazioni silenziose" dettate dagli allineamenti al Sole, dalla vicinanza della Luna alla Terra, ma anche dalla formazione di differenti campi elettromagnetici, sono attestate da studi di fisici o chimici come gli italiani Emilio Del Giudice e Giorgio Piccardi, l'astrologia resta una disciplina di cui diffidare. Cicap e Piero Angela insegnano.
Eppure, come scrive Giorgio Galli in "Illuminismo magico", "oggi per un cittadino è ben più arduo ragionare e informarsi sottraendosi ai condizionamenti del sistema informatico. La pervasività della rete mette in campo una capacità di manipolazione ben più complessa del malocchio delle fatture" (Mimesis 2018, p.14).
L'uomo odierno rigetta sbrigativamente saperi millenari come l'astrologia o l'alchimia, in cui le scienze riduttive affondano le proprie radici, ma accoglie e frequenta con inusitata leggerezza quello spazio di facile manipolazione cognitiva che è il mondo digitale. Ammette l'esistenza di "materia oscura" perché postulata dai fisici, ma non i possibili effetti che da essa potrebbero generarsi al di là dei propri metodi di misurazione. Rigetta l'astrologia, che ancorandosi alle regolarità del cielo rende manifesto il percorso di emancipazione dell'uomo dalle incessanti trasformazioni terrestri, ma "crede" in una scienza che riduce la variabilità dell'uomo a un inverosimile modello matematico di sperimentazione.
Supportato dall'illuminante lettura astrologica di Laura Giudici, il #SocialCafeVerri invita però a prendere posizione: nell'epoca in cui Urano, identificato come pianeta nel 1781, è tornato ad aprire nuovi scenari in coincidenza di altre grandi rivoluzioni storiche, con Plutone in Acquario ci sfida oggi ad andare oltre la paura.
Occorre guardare anche e soprattutto a quella sua richiesta di autenticità che, nello sciogliere vecchi legami e nel privare di certezze usuali attraverso la sua nuova disposizione orbitale, invita ad alzare lo sguardo. A trovare nel cielo l'immagine di una giustizia che sfugge alle trame e agli orditi disegnati dall'uomo; una giustizia manifesta da sempre, che vacilla solo se la nostra capacità d'osservazione resta imprigionata nel fatuo quotidiano, in un'imago piciola di quel che pensiamo di essere, ma in realtà non siamo ancora.
Proprio come quella scura bevanda che ci fissa dal fondo della tazzina del Bistrot Reale, invitandoci a scoprire i bilanciamenti di miscela che fanno del CosmaiCaffè una scelta di stile.