3.0 La funzione (psico)logica della congiuntura
La riscoperta di una logica ternaria, in grado di ricomporre i chiasmi squilibrati fra essere ed esistere, porta con sé nuove illusioni biotecnologiche. La fine della ragione è l'inizio del corpo
(se non letto prima, si rimanda al post "2.9 Questione di genere")
Uno degli effetti più curiosi del processo di dividualizzazione, dal punto di vista storico, è il riavvicinamento a una modalità di lettura della realtà in voga già nel XVI secolo. Se in precedenza la parola era ritenuta un'entità vaga, capace di operare magicamente sulle cose, successivamente un puro flatus vocis senza legame alcuno col piano materiale, continuando nei secoli a trasformarsi per via delle sue virtù ineffabili, è nel periodo rinascimentale che le caratteristiche a essa attribuite ne evidenziano la valenza metastorica: come affermavano Blaise de Vigenère e Claude Duret (Blaise di Vignère, Traité des chiffres, Paris 1587, pp.1-2; Duret Claude, Trésor de l'histoire des langues, Cologne 1613, p. 40), la parola andrebbe infatti considerata la parte femmina del linguaggio, il suo intelletto passivo; la scrittura, invece, rappresenterebbe l'intelletto agente, il principio maschile del linguaggio. Solo quest'ultimo è perciò in grado di manifestare la verità.
Il ricorso a categorie sessuali per caratterizzare le tecniche di comunicazione non appare poi tanto immaginifico, tenuto conto che il primato dello scritto, rispetto alla volatilità della parola, è tuttora associato alla sua capacità di sciogliere l'indistinzione fra ciò che è veduto e ciò che è letto dallo sguardo, tra l'osservato e il riferito, entità di un comune piano su cui sguardo e linguaggio scivolano e s'intersecano all'infinito; dall'altra, il significato è anche ciò che produce un'immediata dissociazione di ogni linguaggio, ciò che lo sdoppia senza permettere l'assegnazione univoca dei suoi termini. La cifra oggi caratterizzante il conoscere, d'altra parte, non è più il vedere o il dimostrare, bensì l'interpretare. E l'interpretazione è indubbiamente un fenomeno di scrittura: nell'oggettività dello scritto, il Medesimo si fa Doppio ogni volta che muta il significato. In modo analogo il "sentire transgender" manifesta la dimensione assolutamente aperta del linguaggio, dato che, non essendo mai contenuto in una parola definitiva, potrà enunciare la propria verità solo e sempre in un discorso futuro, interamente volto a dire ciò che avrà detto. In definitiva, non detiene il potere di sostare in sé, perché ciò che dice viene custodito in un corpo come promessa destinato a trovare compimento in un altro discorso e in un altro ancora. Così, all'infinito.
La ragione di questo costante transitare del significato, come intuì Foucault ne Le parole e le cose, sta nel potere della "congiuntura". La scrittura transgender opera infatti attraverso una logica ternaria, molto più vicina al modello elaborato dalla filosofia stoica anziché a quello della Scuola di Port Royal: se quest'ultima aveva determinato le corrispondenze dell'essere e dell'esistere ricorrendo alla biunivocità significato-significante, la riscoperta del "τυγχανον", ovvero della "congiuntura" operata mediante un terzo fattore, dà modo di sfumare e fluidificare la loro distinzione.
Una volta spodestata la credenza millenaria in un percorso immodificabile della natura, chiuso nell'intransigenza logica dell'aut-aut, la tecnologia (in quanto ingegnerizzazione della scienza) viene a occupare il trono vacante del dio ucciso (la teleologia), finendo paradossalmente per vestirne gli stessi attributi. Dopo il culto della divinità, il culto della tecnologia e della scienza. Eppure le potenzialità trasgressive messe in luce dallo studio di Foucault, in origine, avevano tutt'altra funzione: quella di far riverberare i propri effetti teorici sul piano politico, favorendo l'emancipazione dei gruppi sociali marginalizzati o esclusi dal potere. Un punto chiave non va infatti dimenticato: la tecnologia non è né maschile, né femminile, ma nemmeno neutra, perché neutra è solo una realtà desessualizzata e sottratta alla dinamica gender. La tecnologia opera sui corpi, ma anche e sempre attraverso i corpi. Dipende immancabilmente dalle loro dinamiche biologiche, anche nel momento in cui prova a modificarle o riscriverle. Una tecnologia (e una scienza) consapevole del proprio carattere riduzionista può e deve capovolgersi in risorsa emancipatoria: è chiamata a liberare la plurivocità dell'esistente, le possibilità dei modi di essere e dei modi di esprimersi. Si badi, non delle possibilità dell'essere: lo spazio della trasgressione dipende sempre dall'apparenza, perché il doppio ontologico non viene mai superato. Persino nel momento in cui viene cancellato e riscritto.
Anche in questo caso, il discorso resta il mezzo privilegiato a partire dal quale è possibile ricostruire l'itinerario da una contraddizione all'altra:
"analizzare il discorso significa far scomparire e riapparire le contraddizioni; significa far vedere che parte abbiano in esso; significa manifestare come esso possa esprimerle, dar loro un corpo o prestar loro una fugace attenzione" (M. Foucault, AS, op. cit., p. 200).
Derivando la contraddizione da un certo numero di oggetti, dalle loro delimitazioni e dalla loro suddivisione, non la si risolve; non se ne scopre il punto di conciliazione. Viene definito, invece, il luogo in cui la si colloca: questa è la funzione del "τυγχανον"; serve a mettere in evidenza la biforcazione dell'alternativa, localizza la divergenza e il posto in cui due discorsi si sovrappongono, creando spazi di dissenso. Foucault è ben lungi dalle tentazioni della sintesi. In un saggio di Helena Velena, intitolato Dal cyber sex al transgender, l'attenzione di sposta sull'utilizzo delle tecnologie di comunicazione di Internet per favorire la ridefinizione della propria identità di genere, ma soprattutto per esprimere la propria volontà di uscita dalla logica sessuale binaria. Per molte persone, in questo caso donne, l'utilizzo di Internet ha significato potersi confrontare e poter verificare l'esistenza di altri sé al di fuori di sé.
Assistiamo dunque a un rovesciamento della logica classica come formalizzata negli ultimi due secoli: oggi Don Chisciotte sembra prendersi la sua rivincita. Fra le righe di Le Parole e le Cose, Foucault si sofferma proprio sulla leggendaria figura ideata da Miguel de Cervantes, sottolineando come essa legga il mondo per dimostrare la scrittura. Operi nel mondo per affermare la scrittura. Punti a trasformare la realtà in un segno attestante l'esatta conformità dei segni del linguaggio alle cose stesse, ricercando similitudini incomprensibili per chi continua a ragionare secondo schemi biunivoci. Ciò, tuttavia, non significa che fra parole e cose non esista più alcuna distinzione. Il primato del linguaggio rispetto all'oggettività si esercita in virtù di una differenza ossimorica, "letteralmente ineffabile". Se l'uno è in grado di determinare le configurazioni dell'altro, è solo a partire dalla "soglia" del doppio che possiamo dire e vedere questa stessa soglia come terzo fattore di congiunzione. Parole e cose, enunciabilità e visibilità, non sono infatti conciliabili di per sé. Rappresentano un chiasmo squilibrato, ma pur sempre un chiasmo.
Conseguentemente la realtà del transgender, al pari di quella di Don Chisciotte, continua a dipendere solo dal linguaggio e resta tutta quanta interna alle parole: non può uscire dall'ordine del simulacro. Il corpo del transgender, detto altrimenti, viene usato come supporto sovrascrivibile, ma resta inevitabilmente archivio e cumulo stratificato. Ecco perché la sua caratterizzazione biologica può venir alterata solo nelle sue modalità d'essere, ma mai cancellata o rimossa. La "congiuntura" altera il visibile in funzione dello scritto, senza spingersi tuttavia oltre il valore illusorio dell'apparenza. Posso dire di vedere i mulini come giganti, ma la lancia inforcherà comunque le pale. La trasgressione mantiene una valenza destabilizzante, antitetica, ma non possiede la positività dell'affermazione. Il suo compito consiste nell'impedire la soluzione. Altera, non sostituisce. Non è un caso che le nuove "congiunzioni" vengano ritenute dal senso comune frutto di pazzie, malattie, di devianze generate solo da similitudini selvagge (laddove il termine similitudine presuppone sempre e comunque un doppio). Il transgender è il differente nella misura in cui non conosce la Differenza: l'ontologia foucaultiana del doppio non è superabile, così come il transgender - pur affermando la differenza da quel che a lui appare il Medesimo (ma che per Foucault è il Doppio) - attua solo una sintesi "apparente" del doppio, mirando a incarnare una terza identità non riconducibile alle due da cui è stato generato. Il suo obiettivo è quello di sottrarsi al confronto effettuato attraverso la misura, che riduce a mere relazioni aritmetiche di uguaglianza e disuguaglianza, proprio perché la misura permette di analizzare il simile o il dissimile in base alla forma calcolabile dell'identità e della differenza. Il problema fondamentale, in questo caso, è allora quello di volersi mostrare e sentirsi riconoscere unicum.
Scoprire che esistono persone "altre", le quali si sono volutamente problematizzate, mettendosi in contraddizione con le aspettative che la società e i sistemi di controllo sociale nutrono nei loro confronti, è indice di una delle grandi forze creative - ma anche delle massime illusioni - della tecnologia di comunicazione e della biotecnologia. Vero è che la possibilità di scoprire l'altro comprende pure la possibilità di esercitare una psicoanalisi alternativa, non verticistica, per la quale non esistono più le figure distinte dell'analista e del paziente, perché persone poste ormai sullo stesso piano si scambiano alla pari le proprie esperienze, crescono insieme ed elaborano un percorso di uscita dalla dimensione binaria (si ricordi la lezione che Foucault trasse da Hegel: l'altro e il qualcosa sono - apparentemente - lo stesso, in virtù del limite). Prima che nascesse Internet questo risultava un processo estremamente difficoltoso e dolorosissimo; la tele-matica, cioé la conoscenza a distanza che livella la differenza, permette di abbreviare i tempi e di accelerare il processo di rinascita a una vita apparentemente meno determinata dalle convenzioni sociali, dai meccanismi del controllo, e che lascerebbe la libertà di essere quello che si vuole essere, anziché quello che si è costretti a essere dal sentire comune. Secondo la Velena, tutte le persone che si sono abituate a navigare e a socializzare nel cyberspazio (dai MUD, ambienti virtuali di gioco all'interno dei quali la gente può incontrarsi e socializzare, alle chat), si sono rese conto dopo un po' di disporre di personalità multiple. Hanno anche scoperto che queste personalità multiple erano presenti nella vita reale di tutti i giorni (sotto forma di "stati d'animo"), venendo però riconosciuti come momenti emozionali separati e, a seconda delle circostanze e delle opportunità, collegati a identità.
Che relazione hanno, dunque, le dimensioni dell'essere e dell'esistere, alla luce di questa Differenza originante? (continua 3.1)