Se regole e procedimenti della logica discorsiva permettono di decostruire le identità come assegnazioni politiche, al contempo lasciano emergere un'alterità del corpo non riducibile a mero supporto di scrittura. La capacità biologica d'attrito può essere argine all'ideologia della vita fluida?
L'esercizio del controllo sull'alea della vita genera fenomeni di resistenza che frammentano l'identità del soggetto, ridefinendo anche gli spazi di abitabilità. L'approdo è forse il metaverso?
La storia tecnologica del Novecento porta in scena un nuovo tipo di soggetto, prodotto dall'«estasi della contingenza». A fronte della manipolabilità del visibile e dell'udibile, l'uomo contemporaneo tende tuttavia a trascurare la conflittualità interna della parola significativa
Successione e simultaneità stanno alla base della nostra percezione, ma ogni volta che cerchiamo di spiegare i fenomeni di durata, cadiamo facilmente in suggestioni geometrizzanti: liberarsi dei modelli di rappresentazione lineare è il primo passo per sottrarsi alla prevedibilità
Per esercitare un controllo sulla realtà o trasgredire i suoi limiti, occorre riconoscerne prima la dialettica dello sviluppo: unico e vero antidoto alla riduttiva logica delle opposizioni
Liberando l'esistenza dal limite, l'uomo contemporaneo vive la vertigine di una possibilità che rischia di consegnarlo al vacuo della provenienza. Urge tornare a una logica discorsiva che sappia mostrare sia la finitudine del pensiero assolutizzante, sia l'eterna circolarità del significato
Nella Scienza della Logica di Hegel viene messo in scena il processo che porta dall'Essere al Concetto, facendo leva sul potere dialettico del Limite. Eppure il momento della sua emersione palesa una presupposizione "trasgressiva" acutamente rilevata da Foucault e in grado di restituire priorità al corpo sulla ragione
Spingere la trasgressione alla visibilità non annulla la sua carica eversiva, ma ne favorisce solo un riposizionamento sulla soglia mobile del corpo e del linguaggio. Il potere del controllo è dunque impotente?
Se esiste un limite che pregiudica inevitabilmente la verità della parola e della cosa, il potere non può che accettare la propria morte o riconoscere la propria subalternità. Dilemma che già Platone aveva provato a sciogliere senza successo, muovendo dall'intrigo del re Candaule e della sua fida guardia del corpo